Il saluto nello sport
Innanzitutto un caro saluto da Bresso (MI).
Vi scrivo per condividere con voi un “esperimento” provato con successo con gli allenatori e dirigenti dell’ASD Bresso 4.
Abbiamo svolto infatti un incontro nella nostra associazione dal taglio educativo e di crescita del proprio cammino di fede, una sorta di catechesi “soft” a partire dal linguaggio dello sport.
Il tentativo è stato quello di introdurre la Parola di Dio partendo dalla quotidianità degli episodi sul campo. Questo per approcciare persone che hanno la voglia di mettersi in gioco, pur partendo da cammini di fede molto diversificati.
Destinatari dell’incontro sono stati dirigenti e allenatori (tutti adulti) e l’obiettivo era proprio una proposta di crescita della loro esperienza di fede (con cammini molto diversificati e che rendono delicato ogni approccio).
Giustamente, come rilevi, la paginetta è solo una traccia, perché (fortunatamente!) “in diretta” le considerazioni e la ricchezza emerse vanno ben al di là. L’incontro è stato preparato con l’aiuto del nostro parroco, don Luigi, sia per la definizione del tema da cui partire (abbiamo scelto quello del saluto) e sia per il legame con la Parola di Dio (che pone l’attenzione sullo sguardo di Gesù).
L’incontro è stato svolto anche coinvolgendo (soprattutto nella prima parte più esperienzial-sportiva) i presenti, in modo da poter introdurre la Parola come qualcosa di assolutamente naturale e molto collegato alla nostra quotidianità.
Devo dire che l’esperimento è stato positivo sia nel coinvolgimento che nella partecipazione e nel recepimento da parte dei presenti.
Con questa email propongo di mettere in rete esperienze simili, perché siamo su un tema ed un approccio decisamente molto innovativo (ma assolutamente stimolante).Grazie a tutti ed arrivederci a presto.
Antonio Zambelli
ASD Bresso 4 – Bresso (MI)
p.s.: inviate la descrizione di una vostra esperienza sportiva a cb.doncli@gmail.com
“DAL CAMPO ALLA PAROLA”, rileggendo gli episodi del campo alla luce dell’insegnamento di Gesù
Serata di approfondimento per operatori sportivi
ASD BRESSO 4 – ORATORIO PARROCCHIA MADONNA DELLA MISERICORDIA BRESSO (MI) – Antonio Zambelli
IL SALUTO
“Vaf….”, “Pez….”, ecc… Quante volte, durante la fase di saluto tra le squadre contendenti, abbiamo percepito questi “rumori di fondo”, sussurrati a denti stretti e magari rivolti a qualcuno, ahimè, notoriamente non per dar loro il miglior benvenuto sul campo ?
Partiamo da una considerazione realistica: il saluto tra le squadre è spesso visto come una formalità da dover svolgere senza pensarci troppo e ponendo attenzione, al massimo, solo al modo in cui la mia squadra si può “caricare” psicologicamente e quindi ….. “Alè”, “Forza noi”, ….. Lo devo fare, è un “cartellino” da timbrare a inizio gara e tutto finisce così.
Ma il saluto, nello sport, dovrebbe essere proprio …. “un saluto” !!! E ce lo insegnano bene alcune discipline orientali, ad esempio.
Il saluto è, innanzitutto, l’accoglienza della squadra (o dell’atleta) e dell’arbitro, che mi permette di vivere un bel momento di sport.
Senza la squadra contro cui giocare che faremmo? Che esperienza viviamo quando una partita non si gioca perché la squadra ospite non arriva ? Siamo contenti dei 3 punti a tavolino o siamo indispettiti perché ci viene tolto il divertimento di giocare ?
Ed allora grazie per questa vostra disponibilità di giocare insieme a noi, di condividere questo momento di gioco, di impegno, di sudore, ……. e siate i benvenuti !!!
Mi rivolgo soprattutto agli atleti ed alle atlete, piccoli o grandi che siano: durante il saluto ad inizio gara, non avete mai provato la meravigliosa sensazione di vivere un momento di riconciliazione, prima di iniziare un avvenimento bello, quale una partita ?
Se non avete mai vissuto questa sensazione vi consiglio vivamente di provarla. Fare sport vuol anche dire cercare “sensazioni forti positive”, momenti che non scorrono via come l’acqua ma che lasciano il segno sulla nostra vita e che ci consentono una “boccata d’aria fresca” nella nostra vita piuttosto caotica. Ricercate questa sensazione: è davvero unica (e ci permette anche di “vivere” positivamente la partita !
Ma il saluto è anche la ferma volontà (che lo sport vero ha insito nel suo DNA) di ribadire che il rispetto della persona viene davanti a tutto ed a tutti.
Certo, lotteremo strenuamente e con onestà per aggiudicarci ogni punto; alla fine vincerà il più forte (o il più fortunato, poco importa, fa parte del gioco anche questo) ma in ogni caso con il saluto vogliamo ribadire la nostra volontà di vivere il momento sportivo come persone a tutto tondo, ricercando in esso tutti i valori che fanno crescere le persone.
Allenarsi nello sport vuole anche dire allenarsi al rispetto delle persone, che mette in evidenza nelle azioni della mia quotidianità, come quelle sportive, che “ogni uomo è veramente mio fratello”. Certo. È una piccola testimonianza, ma noi tutti sappiamo come dei piccoli mattoni messi uno sopra l’altro contribuiscano a costruire un palazzo.
Consiglio a tutti (anche ai campioni acclamati), ma come allenatore, di andare a vedere il momento del saluto fatto dai bambini nelle partite giovanili. E mi riferisco proprio ai bambini più piccoli, quelli splendidi che giocano spesso con la maglia “un po’ abbondante” e che non hanno ancora subito l’influsso di allenatori, genitori o altri esempi che ogni tanto depistano le intuizioni sane dei bambini.
Per chi ama lo sport vero, è un momento sempre commovente per la serietà con cui viene affrontata la fase del saluto: tutti gli atleti salutano il pubblico e poi l’arbitro, poi la squadra di casa saluta quella fuori casa ed infine tutti vanno a salutare gli allenatori, i dirigenti e gli atleti della squadra avversaria che iniziano l’incontro in panchina. Il tutto fatto con il sorriso e la serietà (quella che viene dalla consapevolezza di fare una cosa importante) che solo i ragazzi posso mettere in campo.
Smettiamo di pensare che l’attività sportiva e di gioco è fatta solo per “smaltire qualche chilo di troppo”: i valori in gioco sono ben più importanti. Occorre allenarsi però a vederli, a metterli in evidenza, senza dare per scontato nulla, con l’umiltà del grande campione che non si sente mai “arrivato” ma sempre in corsa.
Se non ritornerete come bambini non entrerete nel Regno, diceva Gesù. Non ve lo vedete Gesù, al bordo del campo di quella partita tra bambini, a ripetere, sorridendo, questa frase ?
RIFERIMENTO EVANGELICO: Gv 8,1-11 (l’adultera)
Ripensando, allora, alla nostra quotidianità sul campo e a quanto abbiamo detto sul saluto e sull’importanza dei nostri atteggiamenti, lasciamoci attrarre da questo episodio del Vangelo: RIFERIMENTO EVANGELICO: Gv 8,1-11 (l’adultera)
“Gesù (…) all’alba si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui ed egli, sedutosi, li ammaestrava. Allora gli scribi e i farisei gli conducono una donna sorpresa in adulterio e, postala nel mezzo, gli dicono: “Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici ?” Questo dicevano per metterlo alla prova e per avere di che accusarlo. Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra. E siccome insistevano nell’interrogarlo, alzò il capo e disse loro: “Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei”. E chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Ma quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani fino agli ultimi. Rimase solo Gesù con la donna là in mezzo. Allora Gesù, alzatosi, le disse: “Donna, dove sono ? Nessuno ti ha condannata ?”. Ed essa rispose: “Nessuno, Signore”. E Gesù le disse: “Neanch’io ti condanno; vai e d’ora in poi non peccare più”.
Facciamo attenzione, in questo episodio, a due cose:
1) L’ambiente che crea la scena presentata da San Giovanni
2) lo sguardo di Gesù verso la donna.
Il saluto è un gesto che, come tanti altri gesti, trasporta uno sguardo, e questo sguardo può generare o può mortificare, nel tempio, al tempo di Gesù, o nei nostri campi e nelle nostre palestre o nella nostra vita di tutti i giorni, a scuola, in famiglia, nei luoghi di lavoro, …
Domandiamoci: Che tipo di sguardo è quello di Gesù, verso questa donna ?
Facciamo anche attenzione al contesto in cui la scena si svolge: la folla, il caos, le accuse, … quante volte lo abbiamo incontrato nei nostri campi da gioco !!
Facciamo lo sforzo di entrare sulla scena: veramente assomiglia a una partita con gente che parla, commenta, addita, schiamazza, si arrabbia, ….
Che atteggiamento assume Gesù ? verso la folla ? verso la donna ?
Gesù avrebbe potuto arrabbiarsi con la folla, tirare loro i sassi, arrabbiarsi con la donna, …. Gesù invece parla alla folla parlando al cuore delle persone (“chi è senza peccato…”). Gesù costringe a rivedere la propria vita. Gesù sceglie la via della crescita delle persone, la via che porta la cuore.
Ed il risultato è un risultato di vittoria: le persone non reagiscono, rimangono spiazzate dall’atteggiamento di Gesù. Parlare al cuore delle persone vuole dire anche dare dignità alle persone e la cosa spiazza. Alla fine il vincitore è Gesù.
La folla guarda dentro di sé, nel proprio profondo e la reazione bestiale si ferma. Le persone se ne vanno uno ad uno. Non si sa se le parole di Gesù faranno crescere e maturare le coscienze delle persone presenti. Di sicuro però qualcosa hanno fatto. La “bestia umana” si ferma; il cuore dell’uomo, la coscienza dell’uomo tornano ad avere il sopravvento.
E poi c’è lo sguardo di Gesù verso la donna, che si aspettava la condanna. Gesù spiazza anche lei: le ridà dignità, la fa essere cosciente che ha sbagliato, ma anche che il perdono del Padre è immenso, che la vita delle persone può cambiare, se vogliamo. Gesù fa capire che non è venuto per condannare ma per mostrare una strada, che è una strada di amore, di condivisione, di dignità.