Il “sedentario a tempo pieno”
Uno studio dell’Istat, effettuato nel 2008-2009, pubblicato pochi giorni fa, ha rilevato che negli ultimi vent’anni, i nostri giovani studiano di meno ed hanno più tempo libero (oltre 33 minuti in più).
Ma come gestiscono questo tempo libero?
Il 29% dei giovani intervistati indica Internet come il loro principale svago e ammette di fare poco sport e attività all’aperto (21 minuti in meno rispetto ai dati rilevati del 1988-1989).
Questa tendenza è confermata dalla fotografia dei ragazzi italiani, scattata dall’Indagine sulla condizione dell’infanzia e dell’adolescenza 2011, realizzata dall’Eurispes e telefono Azzurro, presentata a Roma il 7 dicembre, realizzata su un campione di 1.496 ragazzi tra i 12 e i 18 anni.
Quest’indagine ha rilevato che la realtà giovanile è ormai “cyber dipendente“, non può fare a meno della tv, del pc e del cellulare e “sei out” se non hai un profilo su Facebook.
Inoltre i 12-15enni controllano continuamente la posta o Facebook in misura maggiore rispetto ai 16-18enni (45,3% vs 36,8%), sono irrequieti, nervosi o tristi quando non possono usare Internet, in misura maggiore rispetto ai più grandi (21,7% vs 15,3%), e confondono più frequentemente realtà e fantasia (8,2% vs 5%).
Grazie allo sport!
Ed è questo l’inizio della “trasformazione” di un ragazzo normale in “sedentario a tempo pieno”.
Lo sport può e deve fornire gli strumenti per ridurre questa frustrazione e tensione, provocati dall’utilizzo sempre più frequente di Internet e in particolare dei social network.
Lo sport è la “buona scusa” per poter stare insieme agli altri, interagire con il mondo esterno, sperimentare la propria fisicità, acquisire competenze e abilità psico-fisiche: in una situazione di espansione del virtuale e della non fisicità, il recupero della corporeità è fondamentale per stare con i piedi per terra. Senza dimenticare i grandi valori dello sport: il rispetto per le regole, lo spirito di squadra, il rispetto per se stessi, gli altri e le cose.