Sventurata la terra che ha bisogno di eroi
Nel precedente articolo abbiamo già scritto sull’onestà del difensore Simone Farina, di cui abbiamo apprezzato il coraggio e la lealtà.
Qualche perplessità, invece, sull’enfasi eccessiva data a tale evento “eccezionale”. Un’enfasi che forse velatamente denuncia la corruzione presente nel sistema calcio, e non solo in Italia, ma che rischia di diventare l’alibi al non far più nulla o, più maliziosamente, il paravento di una gestione che non ha custodito a dovere il bene prezioso della cultura sportiva: il fair play, dentro e fuori dal campo.
Il presidente del Gubbio, Marco Fioriti, a fine dicembre 2011 commentava in questo modo la scelta dell’ormai famoso Simone Farina: «Il suo è stato un comportamento normale, di una persona normale, che ha dei sani principi in testa».
E noi, a nostra volta, nel precedente articolo rimarcavamo questa sottolineatura, dal profumo intenso e genuino di umanità sana: «Sentire queste parole stupisce, per la semplicità e la profondità che trasmettono. Infatti non abbiamo bisogno di eroi! Vogliamo gente normale, che agisca nel rispetto della propria coscienza e dei più alti valori della nostra civiltà».
Il “sistema” calcio
A distanza di alcuni giorni il livello di attenzione su questa vicenda è ancora alto. Bravo il giocatore Farina che, al momento, continua a giocare nel modo che più gli riesce congeniale: nel ruolo di difensore. Sta difendendo se stesso dalla sovraesposizione, dal rilasciare interviste e dal diventare così uno dei tanti personaggi di quel mondo mediatico sempre alla ricerca del “fenomeno” e del sensazionale.
Che però alla decisione di Prandelli, equilibrata e giustificata, di far partecipare l’onesto difensore agli allenamenti della Nazionale abbia fatto seguito l’invito da parte di Blatter alla premiazione del pallone d’oro ci pare alquanto strano: come mai da fatto di serie B è diventato un caso internazionale?
A meno che la situazione europea e mondiale non sia poi del tutto migliore di quella italiana. Si comprenderebbe allora la necessità di additare a tutti gli atleti un comportamento che per natura sua è sportivo: quello della lealtà! Ci pare questa l’ammissione, velata ma evidente, che il sistema calcio è “diffusamente corrotto”, forse molto più di quanto si scopra e si parli.
Se così fosse, ci può anche stare una maggiore accentuazione mediatica a un comportamento esemplare, per quanto normale e ordinario. A patto che non diventi l’alibi per continuare come prima, come se tutto fosse risolto, come se bastasse un “eroe” a sanare il “sistema”. In questo caso risuonerebbe dolorosamente vero quanto un giorno scrisse Bertolt Brecht: «Sventurata la terra che ha bisogno di eroi!».
Il rispetto e l’amore per lo sport, con tutti i valori e i benefici di cui è portatore per il singolo e per la collettività, merita molto più che una vetrina e una lavata di faccia: tocca ai responsabili intervenire in modo serio per sanare una situazione che sta andando drammaticamente alla deriva.
don Claudio Belfiore
presidente Cnos Sport