Lo sport come educazione

Stefano Stagni dell’Avvenire scrive un articolo su come Don Bosco racconti come dedicasse molto tempo ad allenarsi perché la gente intorno a lui si divertisse nei suoi giochi di abilità come il camminare sulla corda, e di come un buon cristiano coniughi lo sport all’educazione.

Di seguito l’articolo dell’Avvenire:

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Nelle memorie dell’Oratorio, don Bosco racconta che da piccolo dedicava molto tempo ad allenarsi negli esercizi di destrezza e abilità. Egli voleva che la gente che l’accompagnava si divertisse nel vederlo fare i salti mortali e camminare sulla corda. Ovviamente non mancava la preghiera finale. L’allenamento educativo, come l’allenamento sportivo, è fondamentale per la vita di un buon cristiano che coniughi sport ed educazione. Esistono diverse esperienze che mettono lo sport e l’educazione al centro, anche se gli interessi economici e agonistici troppo spesso prendono il sopravvento. Certamente non bisogna dare troppa corda all’aspetto competitivo perché si possa gustare l’esperienza sana dello sport. Lo sport vissuto senza pressione agonistica può essere apprezzato da chiunque abbia voglia di cimentarsi in qualche pratica sportiva. Il «Circuito dei Santuari Appennino Bolognese» è un esempio che combina sport e fede, oppure alcune esperienze di campi estivi in cui lo sport è vissuto nei cortili dell’Oratorio, per il quale soprattutto don Bosco spese tutte le sue energie. Voleva che fosse un luogo dove regnava lo spirito di famiglia e dove i giovani potevano essere amati. In questi ambienti, dove lo sport fa da sempre la parte del protagonista, ci sono delle figure educative portanti. Giovannino Bosco a 14 anni viene guidato da don Calosso, che lo sostiene nel suo cammino verso il sacerdozio. Gli dona i giusti consigli, lo corregge, gli insegna a leggere la Parola di Dio, lo aiuta a studiare la grammatica italiana e il latino. Si può dire che sia stato il primo allenatore di don Bosco! Quando don Calosso morì, per Giovannino fu molto doloroso. Avere fiducia nel proprio allenatore significa abbandonarsi alle sue direttive affinché si migliori sempre. Uno sport educativo parte soprattutto dalla radice, dall’ambiente e da chi dirige, viene costruito giorno dopo giorno con la collaborazione di tutti coloro che ne fanno parte. Quando Giovanni Bosco divenne sacerdote, tutto quello che aveva imparato gli tornò utile per insegnarlo ai suoi giovani, specialmente i mestieri. «Ama il prossimo come te stesso», troviamo scritto nei comandamenti e se partiamo con l’intenzione di creare uno sport diverso da quello dei grandi schermi, dobbiamo ripartire dalle radici della nostra fede e dall’eredità che il Signore ci ha lasciato, che porterà a fare squadra, una squadra come fece don Bosco. Per svolgere la sua missione in mezzo ai giovani, don Bosco cercò molte persone che lo aiutassero e gli stessero a fianco. Alcuni dei suoi più grandi aiutanti furono dei sacerdoti, ma la sua vera e grande squadra la formò il 18 dicembre 1859 chiamando alcuni dei suoi ragazzi a diventare Salesiani. Quei giovani rimasero come «folgorati» e decisero di donarsi totalmente ad imitazione di Cristo seguendo le orme di don Bosco. In conclusione, dopo aver sottolineato alcuni aspetti dello sport educativo e quindi educato, non ci resta che dire: «Facciamo partire il contagio di uno sport sano che metta in luce il dono della presenza nei cortili tra e con i giovani». * salesiano

Le riflessioni raccolte potrebbero essere raccolte in due volumi da uti­lizzare nella formazione delle equipe regionali e diocesane della pastorale sportiva.

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