Andrew Howe: campione nello sport… e nella musica

“Sono un ragazzo di provincia, mi piace la vita vera, stare con gli amici e suonare la batteria con la mia band di alternative rock, i Craiving… ora uscirà il nostro primo album”. Sono queste le parole di un giovane di 26 anni americano di nascita ma reatino D.O.C., dalla grande passione per la musica ma dal nome che evoca tante medaglie nell’atletica sotto il tricolore italiano: Andrew Howe. Ecco la sua storia.

Come tanti ragazzi, fino ai 15 anni ha praticato diversi sport, quali il calcio, la pallacanestro, ma il suo talento è sempre stato rivolto all’atletica leggera. Già a 16 anni è medaglia di bronzo ai mondiali juniores di salto in lungo, per poi continuare con diverse medaglie d’oro negli anni successivi che l’hanno portato a partecipare ai Giochi Olimpici di Atene del 2004.

Da questo momento in poi, saranno periodi belli che lo vedono trovare medaglie importanti da professionista: bronzo ai Mondiali di atletica indoor di Mosca 2006 di salto in lungo; ai successivi Campionati europei di Goteborg raggiunge il titolo di più forte saltatore del continente vincendo la medaglia d’oro con la misura di 8,20 metri; primato italiano e secondo posto ai mondiali giapponesi di Osaka del 2007. Ci sono anche i momenti difficili con diversi infortuni.

Uno su tutti quello avvenuto il 27 luglio scorso al tendine d’Achille del piede sinistro. Tutto avrebbe fatto pensare ad un mancato recupero, ma dopo l’intervento, la sua tenacia e il suo voler ricominciare a correre, l’hanno portato a lottare, a far diventare la palestra la sua seconda casa per inseguire la partecipazione a Londra 2012.

Questa stessa passione e il suo spirito da “atleta”, Howe li ha sempre riversati nella musica: «… la sensazione di quando gareggio è uguale a quando vado a suonare». Andrew Howe ha suo gruppo (i Craving) di punk rock con cui hai già fatto un disco e ha visto una delle performance del gruppo sul palco di un noto locale romano “Stazione Birra” il 30 novembre scorso.

La musica e lo sport

La musica, la batteria come lo sport, la sua vita, il suo futuro. In effetti, la musica potrebbe diventare «una professione dopo che finisco con l’atletica, assolutamente».«Atleta non si può essere per sempre, però mi piacerebbe continuare a suonare», ha dichiarato in alcune sue interviste.

Ma perché proprio il batterista? «A dieci anni ho chiesto a mia madre le scarpette chiodate e una batteria….Rispecchia un po’ la mia personalità, a volte sopra le righe. Il batterista sta dietro le quinte, gestisce. È un po’ il metronomo della band».

Ovviamente la sua notorietà da atleta potrebbe favorire la presenza di qualche discografico, che potrebbe sfruttare, fiutando il business, la sua fama mondiale per fargli fare un disco, ma Howe ha le idee chiare «Spero proprio di no … preferisco farlo da musicista, che è molto più bello, poi se siamo bravi andiamo avanti se no facciamo un passo indietro».

È questo lo spirito giusto per seguire un sogno nella musica ed è questo lo spirito giusto per essere un vero campione

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