Animare lo sport

Caro papà (Aldo Rabino)

Lo sai, papà, che quasi mi mettevo a piangere dalla rabbia quando ti sei arrampicato sulla rete di recinzione urlando contro l’arbitro? Io non ti avevo mai visto così arrabbiato! Forse sarà vero che lui (l’arbitro) ha sbagliato, ma quante volte io ho fatto degli errori senza che tu mi dicessi niente…? Anche se ho perso la partita “per colpa dell’arbitro”, come dici tu, mi sono divertito lo stesso.

Ho ancora molte gare da giocare e sono sicuro che, se non griderai più, l’arbitro sbaglierà di meno… Papà, capisci, io voglio solo giocare; ti prego, lasciamela questa gioia, darmi suggerimenti che mi fanno solo innervosire: “tiraaa”, “passaaa”, “buttalo giù”… Mi hai sempre insegnato a rispettare tutti, anche l’arbitro e gli avversari, e ad essere sempre educato. E se “buttassero giù me”, quante parolacce diresti?

Un’altra cosa, papà: quando il “mister” mi sostituisce o non mi fa giocare, non arrabbiarti. Io mi diverto anche a vedere i miei amici, stando seduto in panchina. Siamo in tanti, ed è giusto far giocare tutti, come dice il mio mister…

E per piacere, insegnami a pulire le mie scarpe da calcio. Non è bello che tu lo faccia al posto mio, ti pare?

Scusami, papà, ma non dire alla mamma, al ritorno della partita: “Oggi ha vinto” o “Oggi ha perso”; dille solo che mi sono divertivo tanto e basta. E poi non raccontare, ti prego, che ho vinto perché ho fatto un goal bellissimo: non è vero, papà! Ho buttato il pallone dentro la porta perché il mio amico mi ha fatto un bel passaggio; il mio portiere ha parato tutto perché, insieme ai miei amici, ci siamo impegnati moltissimo: per questo abbiamo vinto (ce l’ha detto anche il “mister”).

E ascoltami, papà: al termine della partita, non venire nello spogliatoio per vedere se faccio bene la doccia o se so vestirmi. Che importanza ha se mi metto la maglietta storta? Papà, devo imparare da solo! Sta’ sicuro che diventerò grande anche se avrò la maglietta rovesciata, ti sembra?

E lascia portare a me il borsone. Vedi? C’è stampato sopra il nome della mia squadra e mi fa piacere far vedere a tutti che io gioco a pallone.

Non prendertela, papà, se ti ho detto queste cose, lo sai che ti voglio tanto bene… Ma adesso è tardi: devo correre al campo per l’allenamento. Se arrivo ultimo, il mio “mister” non mi farà giocare, la prossima volta…

Ciao!

Giovanni Paolo II
(omelia giubileo dello sportivo, 29 ottobre 2000)

«Ogni atleta è temperante in tutto;
essi lo fanno per ottenere una corona corruttibile,
noi invece una incorruttibile» (San Paolo nella prima lettera ai Corinti: 9,25).
«Signore Gesù Cristo,
aiuta questi atleti ad essere tuoi amici
e testimoni del tuo amore.
Aiutali a porre nell’ascesi personale
lo stesso impegno che mettono nello sport;
aiutali a realizzare un’armonica e coerente unità di corpo e di anima.
Possano essere, per quanti li ammirano,
validi modelli da imitare.
Aiutali ad essere sempre atleti dello spirito,
per ottenere il tuo inestimabile premio:
una corona che non appassisce e che dura in eterno.
Amen!».

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