Chi salverà lo sport?

Accogliamo con soddisfazione la recente decisione del Consiglio Nazionale del CONI che da dato il via libera alle nuove norme del codice etico «a tutela dell’onorabilità degli organismi sportivi», norme per cui «sono automaticamente sospesi in via cautelare i componenti che sono stati condannati, ancorché con sentenza non definitiva, per i delitti indicati nell’elenco allegato al Codice o che sono stati sottoposti a misure di prevenzione o di sicurezza personale» (comunicato del 219° Consiglio Nazionale del CONI del 2 febbraio 2012).

Tali norme erano tanto attese quanto connaturate con lo sport medesimo, che tale può essere chiamato nella misura in cui ne riscontriamo ancora le qualità di probità, lealtà e correttezza.

Quanto sta emergendo da differenti vicende sportive, probabile punta dell’iceberg di una situazione molto più estesa e sommersa, è a dir poco preoccupante e sconcertante, ancor di più se in assenza di interventi chiari e risolutivi, come quello citato in apertura. Le ragioni di tale affermazione si desumono dallo sport medesimo, che sappiamo bene non si riduce ad attività psico-motoria con relativi benefici sanitari: esso «è parte del patrimonio di ogni uomo e di ogni donna» (De Coubertin). È un patrimonio culturale e valoriale. È rappresentazione e allo stesso tempo prefigurazione del cittadino e della società verso cui ci stiamo incamminando: in quanto specchio della società lo sport ci permette di prendere consapevolezza di chi siamo e nel contempo di prefigurare chi stiamo diventando. Ci sono fatti, e ne citeremo solo alcuni, che devono farci riflettere e intervenire, e non solo con la denuncia e la condanna.

Cosa sta diventando lo sport

Cosa sta diventando lo sport, e con esso la nostra società? A calciopoli, in cui erano coinvolte le società sportive, ha fatto seguito il calcio scommesse, che coinvolge tanti e singoli giocatori; alcune settimane addietro nel contesto del rugby, da sempre portatore di valori e di correttezza, è stato scoperto un notevole giro di cocaina con il coinvolgimento di diversi atleti; è tristemente risaputo il diffuso ricorso al doping da parte di sportivi sia professionisti che dilettanti; si afferma prepotente il sospetto che nel mondo dello sport avvenga il riciclaggio di denaro sporco; sempre più lo sport è trampolino di lancio per interessi personali e societari, quasi terra di mezzo per l’illecito e per l’azzardo. Se questo è lo “spettacolo” a cui assistiamo, ragazzi e giovani compresi, ci illudiamo che il futuro sarà migliore? Abbiamo energia e motivazioni per fermarci, è ancora possibile, prima di arrivare sul ciglio del baratro, ma bisogna agire in fretta e con decisione!

Con grande coraggio il Consiglio Nazionale del CONI ha deliberato le norme di «autotutela» di cui sopra. Tuttavia evidenziamo la necessità e l’urgenza che si proceda nella definizione di norme e azioni che rilancino «l’importanza dei valori etici insiti nello sport e dei doveri di lealtà, correttezza e probità, cui tutti i tesserati sono costantemente tenuti e, a maggior ragione, i componenti degli organismi del CONI, delle Federazioni, delle Leghe, delle Discipline associate, degli Enti di promozione, delle Associazioni benemerite» (comunicato già citato).

Il nostro sport è ancora un albero con buone radici: ha bisogno di terra buona e concimata, di una significativa potatura e di una costante esposizione al sole della lealtà e della correttezza. Abbiamo bisogno di uno sport sano, pulito e leale.

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