Fair Play: CODICE EUROPEO di ETICA SPORTIVA
I Ministri europei responsabili per lo Sport, riuniti a Rodi per la loro 7a conferenza, dal 13 al 15 maggio 1992 hanno approvato il Codice Europeo di Etica Sportiva.
«Il principio fondamentale del Codice è che le considerazioni etiche insite nel “gioco leale” (fair play) non sono elementi facoltativi, ma qualcosa d’essenziale in ogni attività sportiva, in ogni fase della politica e della gestione del settore sportivo. Queste considerazioni sono applicabili a tutti i livelli di abilità e impegno, dallo sport ricreativo a quello agonistico.
Il codice fornisce un solido quadro etico per combattere le pressioni che sembrano minare le basi tradizionali dello sport – base costruite sul fair play, sullo spirito sportivo e sul movimento volontario – nella società contemporanea».
Definizione di Fair Play (estratto dal codice europeo di etica sportiva)
«Fair play significa molto di più che giocare nel rispetto delle regole. Esso incorpora i concetti di amicizia, di rispetto degli altri e di spirito sportivo. Il fair play è un modo di pensare, non solo un modo di comportarsi. Esso comprende la lotta contro l’imbroglio, contro le astuzie al limite della regola, la lotta al doping, alla violenza (sia fisica che verbale), allo sfruttamento, alla diseguaglianza delle opportunità, alla commercializzazione eccessiva e alla corruzione.
Il fair play è un concetto positivo. Il Codice riconosce lo sport quale attività socioculturale a carattere collettivo che arricchisce la società e aumenta l’amicizia tra le nazioni, a condizione di essere praticato lealmente. Lo sport viene anche riconosciuto quale attività individuale che – praticata nel modo giusto – offre l’opportunità di conoscere se stessi, esprimersi e raggiungere soddisfazioni; di ottenere successi personali, acquisire capacità tecniche e dimostrare abilità; di interagire socialmente, divertirsi, raggiungere un buono stato di salute. Con la sua vasta gamma di società sportive e di operatori volontari, lo sport è occasione di partecipazione e di assunzione di responsabilità. Inoltre, un coinvolgimento consapevole in alcuni sport può contribuire a promuovere la sensibilità nei riguardi dell’ambiente».
Giovanni Paolo II (omelia giubileo dello sportivo, 29 ottobre 2000)
«Per il profilo planetario assunto da questa attività, è grande la responsabilità degli sportivi nel mondo. Essi sono chiamati a fare dello sport un’occasione di incontro e di dialogo, al di là di ogni barriera di lingua, di razza, di cultura. Lo sport può, infatti, recare un valido apporto alla pacifica intesa fra i popoli e contribuire all’affermarsi nel mondo della nuova civiltà dell’amore».
Carta del Fair play
Qualunque sia il mio ruolo nello sport, anche quello di spettatore, mi impegno a:
- Fare di ogni incontro sportivo, poco importa la posta in palio e la rilevanza dell’avvenimento, un momento privilegiato, una sorta di festa
- Conformarmi alle regole ed allo spirito dello sport praticato
- Rispettare i miei avversari come me stesso
- Accettare le decisioni degli arbitri e dei giudici sportivi, sapendo che come me, hanno diritto all’errore, ma fanno di tutto per non commetterlo
- Evitare la cattiveria e le aggressioni nei miei atti, parole o scritti
- Non usare artifici o inganni per ottenere il successo
- Essere degno nella vittoria, come nella sconfitta
- Aiutare ognuno, con la mia presenza, la mia esperienza e la mia comprensione
- Soccorrere ogni sportivo ferito o la cui vita è in pericolo
- Essere realmente un ambasciatore dello sport, aiutando a far rispettare intorno a me i principi qui affermati
Onorando questo impegno, sarò un vero sportivo.