Giovani protagonisti
L’atleta (tratto dal documento ecclesiale “Sport e vita cristiana” n. 40)
«Atleta non è solo il campione. In senso più ampio e non meno vero possiamo considerare qui tutti coloro che coltivano pratiche sportive abituali, ragazzi, giovani, adulti. Le virtù di schiettezza, lealtà, spirito cavalleresco, di cura del buon nome proprio e del concorrente, che trovano luogo e sottolineatura nell’ambito della pratica sportiva, sono chiamate anche in questo caso a tradursi in stile di vita, in fisionomia costante della personalità. Se non trovano coerente applicazione nel vissuto quotidiano, fanno decadere lo sport a mera pratica motoria, impoverendolo notevolmente nel suo valore umano e nella sua capacità di animazione sociale. L’essere atleti, dunque, assurge a modalità di essere e configura uno stile di vita nel quale si intrecciano profondamente le qualità del corpo e le virtù dello spirito in una sintesi armoniosa e dinamica».
Se a creare il campione ci pensa un “bestione”
(Bruno Etrari)
Erano là, seduti, muti sugli spalti,
non un gesto, non sorriso…
Tute colorate, tutti inquadrati, come soldati,
guardavano, senza sussulti, questi bimbi… già adulti,
altri ragazzini, sul verde del campo di gioco, che rincorrevan il pallone…
Un “bestione” in panchina gridava come un ossesso,
bestemmiava perché un ragazzino sbagliava un passaggio…
Che coraggio!
Aveva il giocatore la maglia grande del professionista,
ma sotto batteva, forte, un cuore da bambino…
A fine gara l’intervista fatta da un pivellino allo spaccone (già re del pallone).
Poi, che orrore, una domanda sciocchina al piccolo atleta:
“Da grande farai il calciatore?”.
Questo, sudato, affaticato, impacciato, rispondeva:
“Lo spero, lo spero tanto…”.
E poi via di corsa a cambiarsi:
bisognava portarsi, “in fretta, per carità”, diceva il babbeo,
in un’altra città per fare un altro torneo.
Ma questi ragazzini dal viso tirato, spaesato,
quando mai avranno studiato?
Ma quando avranno un po’ di riposo?
Loro devono solo addestrarsi e come animaletti ammaestrati
dovranno solo divertire chi li ha comperati….
E mamma e papà gongolano pensando al campione,
a… qualche milione. Che soddisfazione!
Ma quanti soprusi, quanti saranno i ragazzi delusi,
quante sorprese!
Sul più bello poi, molti dovranno tornare al paese.
Senza studi, nudi di cuore,
senza un mestiere, senza nulla da fare…
Ma finalmente lontano dal bestione,
liberi di giocare al pallone, se lo vorranno,
liberi di giocare una vera partita: quella della vita.
Carta dei Diritti del Ragazzo nello Sport
Tutti i ragazzi hanno diritto di
- divertirsi e di giocare
- praticare sport
- vivere in un ambiente sano
- essere trattati con dignità
- essere allenati ed educati da persone competenti
- ricevere un allenamento adatto alla loro età, ritmo e capacità individuale
- gareggiare con ragazzi dello stesso livello in una idonea competizione
- praticare lo sport in condizioni di sicurezza
- usufruire di un adeguato periodo di riposo
- avere la possibilità di diventare un campione oppure di non esserlo
Punto n. 5 della Dichiarazione del Panathlon sull’etica nello sport giovanile – Gand 24 settembre 2004