Sport educativo: la parola agli atleti

Grazie all’accordo di intesa tra CNOS Sport e FITARCO, La Partita Educativa ha raccolto in questi giorni la testimonianza di due campioni italiani del tiro con l’arco: Marco Galiazzo e Natalia Valeeva.

Intervista a Marco Galiazzo e Natalia Valeeva

Cosa ti suggerisce l’espressione “Partita Educativa”? Cosa vuol dire per te?

Marco: “Far praticare lo sport a un giovane equivale ad educarlo. E farlo in ambiente sportivo è ancora meglio. A mio avviso essere educati da sportivi significa vincere la partita della vita”.

Natalia: “Mi suggerisce che l’educazione è come una partita: se la vinci, significa che ti sarà più facile stare al mondo e relazionarti con gli altri. Penso che essere educati attraverso la pratica dello sport e dei suoi valori sia un’ottima iniziativa”.

Qual è stata la tua esperienza educativa nello sport? Cosa hai imparato?

Marco: “La cosa più importante che ho imparato è il rispetto per l’avversario”.

Natalia: “Ho imparato ad impegnarmi a fondo nelle cose che faccio e ho capito che attraverso il lavoro ed i sacrifici si raggiungono i risultati sperati e vieni ripagato degli sforzi e della fatica”.

Quali figure hanno rappresentato per te dei punti di riferimento educativi nel tuo percorso sportivo?

Marco: “Sicuramente mio padre, che si è appassionato al tiro con l’arco insieme a me fino a diventare il mio allenatore personale”.

Natalia: “I miei primi tecnici di tiro con l’arco sono stati un punto di riferimento: per un’ora tiravo con l’arco e per un’ora praticavamo altri sport, come basket, calcio, ping pong e rugby. A volte utilizzavano dei metodi di allenamento un po’ rudi, che erano la norma nell’ex Unione Sovietica, il paese dove sono cresciuta come atleta, ma mi sono serviti e mi sono anche divertita”.

Come hai capito che volevi diventare uno sportivo? Cosa ti ha aiutato a trovare questa tua strada?

Marco: “Mi è sempre piaciuto praticare sport. Ne ho provati diversi da bambino, ma quando ho ricevuto in regalo il primo arco, ho capito che quello era lo sport adatto a me. Ho ottenuto subito dei buoni risultati, sono arrivato nelle giovanili della Nazionale ottenendo dei podi internazionali e questo mi è bastato per proseguire su quella strada”.

Natalia: “Per un anno ho fatto la scuola di disegno, poi ho studiato musica e infine ho capito che volvevo sfogare la mia energia attraverso lo sport. Passavo mesi interi nei ritiri con gli altri atleti sovietici. Chi faceva parte di quel gruppo aveva la grande opportunità di svolgere la vita da atleta e per me, che venivo dalla Moldavia, era una grande opportunità. Mi sono impegnata al massimo per proseguire quella carriera che mi ha successivamente portata in Italia dopo che ho conosciuto mio marito sui campi di tiro internazionali, visto che era un arciere della Nazionale italiana”.

In che modo i tuoi genitori hanno seguito il tuo percorso sportivo? Cosa ti ha aiutato e cosa ti ha messo in difficoltà?

Marco: “Mi sono sempre stati vicini, accompagnandomi in ogni competizione in giro per l’Italia. Per me sono sempre stati un supporto, mai un peso. Non mi hanno mai fatto pesare il fatto che una gara fosse andata male, quindi non mi hanno messo in difficoltà”

Natalia: “I miei genitori mi hanno permesso di intraprendere la carriera sportiva perché sapevano che era un’opportunità da sfruttare”.


Quale consiglio o atteggiamento del tuo allenatore è stato significativo per te?

Marco: “Il consiglio migliore è questo: se una gara è andata storta, è importante analizzare i propri errori e cercare di far meglio la prossima volta. È inutile fare drammi. Bisogna pensare positivo e credere nelle proprie possibilità”.

Natalia: “La severità dei tecnici russi, anche se difficile da comprendere quando sei molto giovane, mi ha insegnato ad essere disciplinata sul lavoro. E oggi che ho una famiglia e dei bambini so quanto mi sono serviti quegli insegnamenti”.

Ti immagini come allenatore? Che allenatore saresti? Cosa diresti ai tuoi ragazzi? E ai genitori? E ai tifosi?

Marco: “In questo momento non ci penso, sono ancora troppo giovane, ma sarei un allenatore che apprezza e chiede il massimo impegno in allenamento ai propri allievi. Ai genitori direi di non assillare i figli con il risultato ad ogni costo. Lo sport deve essere soprattutto divertimento quando si è ragazzi. Ai tifosi direi di godersi lo sport come spettatori per passare tempo insieme, senza viverlo come fosse una guerra”.

Natalia: “Penso di poter fare l’allenatrice in futuro, anche se adesso ancora mi diverto a vestire i panni da atleta. Come allenatore sarei severa, non accomodante, con la speranza che qualcuna cresca come ho fatto io, anche se non è facile perché siamo in Italia e certi metodi sono lontani dalla vostra cultura. Ai ragazzi direi che il lavoro paga sempre e credere in se stessi è fondamentale per superare i propri limiti. Ai genitori direi di non stressare i propri figli, perché lo sport è un gioco e ci si deve divertire a praticarlo, specialmente all’inizio. Ai tifosi direi che l’applauso più bello è quello riservato ad un atleta che ha perso”.

Qual è il valore più importante nella tua disciplina sportiva e in che modo si realizza?

Marco: “Il valore più importante è il sapersi mettere alla prova senza scaricare le colpe sugli altri negli insuccessi. Nel tiro con l’arco è fondamentale il rispetto per l’avversario, ma il risultato è determinato da se stessi”.

Natalia: “Per vincere nel tiro con l’arco bisogna avere il pieno controllo di se stessi, conoscersi molto bene, analizzare la propria forza e le proprie debolezze concentrandosi solo sul gesto tecnico. Per realizzare questo obiettivo c’è bisogno di tanto allenamento. Senza fatica i risultati non arrivano”.

Come ti relazioni con i tuoi compagni di squadra? Con l’allenatore? Con i tifosi?

Marco: “Con i compagni c’è amicizia. È una relazione alla pari, indipendentemente dai risultati che ognuno di noi ha ottenuto in carriera. Con i tecnici c’è rispetto e la volontà di ascoltare i loro consigli per migliorarsi. Con i tifosi ho un bel rapporto: è piacevole quando la gente mi chiede di fare una foto insieme o di firmare un autografo”.

Natalia: “Vado d’accordo con tutti. Di solito le mie compagne sono più giovani, quindi cerco di dare consigli. Con gli allenatori c’è rispetto. Con gli appassionati del mio sport ho un bel rapporto e mi gratifica essere considerata un’atleta tra le migliori”.

Qual è il complimento sportivo più bello che ti è stato rivolto e perché?

Marco: “Che non sono cambiato dopo aver vinto la medaglia d’oro alle Olimpiadi”.

Natalia: “Alle Olimpiadi di Barcellona ’92, un famoso produttore di archi, Werner Beiter, a fine gara mi è venuto vicino e mi ha messo 50 dollari in mano dicendomi: “Questi soldi sono il prezzo del biglietto per lo spettacolo che hai dato. Guardandoti tirare mi sembrava di assistere a un concerto di musica, il tuo gesto tecnico aveva un ritmo splendido ed era coordinato alla perfezione”. È stato un complimento bellissimo ed inatteso.

Cosa vuol dire fair play? Ci puoi raccontare un episodio di fair play che hai vissuto nel tuo percorso sportivo?

Marco: “Fair play significa rispettare l’avversario. Quando ai Giochi Olimpici di Atene 2004 ho battuto nelle eliminatorie il mio compagno di Nazionale Ilario Di Buò, che di olimpiadi ne aveva già disputate 5, lui è venuto a complimentarsi con me, ci siamo abbracciati e mi ha augurato di vincere la medaglia d’oro. Ci sono riuscito e lui ha fatto il tifo per me durante la diretta Rai. Quello è stato un bel gesto di fair play”.

Natalia: “Fair play significa essere corretti con se stessi e con gli avversari. Io lo sono sempre stata, è una qualità che mi riconosco”.

Quale traguardo vorresti ancora raggiungere?

Marco: “Visto che i Mondiali di Torino stanno per cominciare, mi piacerebbe vincerlo, perché in carriera mi manca un titolo iridato”.

Natalia: “Mi piacerebbe, dopo Londra 2012, poter essere presente anche a Rio de Janeiro 2016. Non so ancora se da allenatrice o da atleta. Credo che questo dipenda dalla mia condizione atletica”.

In che modo secondo te lo sport fa bene alla società?

Marco: “Fa bene perché toglie i ragazzi dalla strada e li aiuta a crescere in un ambiente sano”.

Natalia: “Fa bene per tanti motivi. Oltre che essere un ambiente educativo e formativo, un merito fondamentale è di tenere lontani i bambini dalle cose che fanno male. Con lo sport possono sfogare tutta l’energia che hanno dentro. E poi lo sport fa bene alla salute di tutti, anche degli adulti e degli anziani”.

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