Un plauso a Birindelli: fatti, non parole!

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C’è una mosca bianca che ha trovato nella ragione e nella voglia di non essere indifferente la forza per prendere la propria squadra di bambini e ritirarla dal campo perché in tribuna impazzava l’ennesima corrida verbale di cattivo gusto. «Mi dispiace che un gesto positivo sia accaduto solo perché prima era avvenuto qualcosa di molto negativo», ammette Alessandro Birindelli, undici stagioni alla Juve e sei presenze in Nazionale nel suo curriculum da calciatore e ora allenatore degli Esordienti (bambini nati nel 2001 e nel 2002) del Pisa. «Ma – continua “Birillo”, come lo chiamavano i tifosi bianconeri – era ora che qualcuno iniziasse a rispondere con un fatto e un atto concreto. Dovevo farlo e basta».

La rivoluzione disciplinare del Pisa e di Birindelli

Era già iniziata in silenzio da un pezzo. «A inizio stagione ai calciatori e ai genitori – spiega l’ex terzino juventino – era stato sottoposto un codice di comportamento che contemplava dei provvedimenti punitivi per ogni mancanza di rispetto degli avversari, dell’arbitro o dei compagni di squadra sul campo e sugli spalti».

I regolamenti, spesso senza cuore, possono punire il bel gesto del tecnico degli Esordienti del Pisa. Quasi scontata e obbligata la sconfitta a tavolino, ma i rischi possono essere ancora più grossi. «Se mi squalificano – lancia la sfida Birindelli – sarei molto curioso di leggere le motivazioni. Stesso discorso, ovviamente, anche per la mia squadra. Spesso e volentieri, in Italia, siamo bravissimi a darci la zappa sui piedi. Il calcio deve essere un qualcosa di educativo non solo a parole, ma anche con i fatti. Spero che la mia decisione sia l’inizio di un qualcosa». Colpevole di aver applicato il buon senso.

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